HomeTempo liberoUn anno da Dungeon Master, come innamorarsi di D&D

Un anno da Dungeon Master, come innamorarsi di D&D

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Un anno da Dungeon Master, come innamorarsi di D&D

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Questa è la maxi-storia di come la mia vita (è) cambiata, capovolta, sottosopra che vuole farti conoscere qualche cosa di nuovo (se non hai mai sentito parlare di D&D), ma anche di ricevere qualche consiglio dai Dungeon Master (DM) più esperti di me.

Un anno di esperienza non è molto (anzi nulla!), ma potrebbe essere sufficiente per confortarti se vuoi iniziare a giocare a questo gioco, ma temi i possibili sviluppi. Che errori farai? Quanto sarà divertente? Quanto tempo impiegherai per diventare un bravo narratore? Come si svolge una partita normalmente?

Forse hai 12 anni, magari 40. Magari hai già letto l’articolo dove parlo del gioco in generale e del set base, oppure la breve recensione del manuale del Dungeon Master per D&D 5ed in italiano. Magari invece stai leggendo questo articolo un po’ per noia, un po’ per curiosità.

In tutti questi dubbi una certezza c’è. Parafrasando Joe Manganiello, il gioco di ruolo è un’esperienza che, a distanza di decenni, ci permette di dire “ti ricordi quando stavamo seguendo le tracce di quel goblin e io sono quasi scivolato in un burrone, ma tu mi hai preso al volo?”. Si tratta di noi, non dei nostri personaggi.

I giochi di ruolo sono un’esperienza in prima persona, una realtà virtuale migliore di quella vissuta dal protagonista di “Ready Player One“, un sogno lucido con i tuoi amici!

P.S.: il finale di questo articolo è molto meno triste di quello raccontato due settimane fa!

Come é nata la passione per i giochi di ruolo

15 anni fa, tre fratelli, un bravo Dungeon Master e D&D 1ed

Chi mi conosce mi avrà già sentito dire che il motivo per cui ho iniziato a giocare a D&D è perché ne avevo ricordi stupendi da bambino.

Insieme ai miei due fratelli maggiori Leonardo e Martino, circa 15 anni fa, ci calavamo almeno due volte alla settimana nei panni di impavidi avventurieri, in campagne improvvisate ma semplicemente magiche, inventate da un master (Cesare) che ancora oggi è brilla per bravura nei miei ricordi.

Al tempo giocavamo alla prima edizione di Dungeons and Dragons, la scatola rossa per intenderci, ormai introvabile. Le regole erano poche, ma il divertimento e la fantasia colmavano ogni buco. Qui il primo consiglio che mi sento di dare a chi magari ha la possibiltà di coinvolgere nel gioco bambini di 8 anni in su: fallo. La mia esperienza è una goccia in un oceano, ma non c’era nulla di più bello di poter trovarsi e sentirsi liberi. Ogni cosa era possibile.

Erano tutte rose e fiori? TPK e fratellicidi

La partita tipo era quella che avrei poi scoperto essere una One Shot (ovvero che inizia e si conclude in una sessione) che spesso si concludeva con la morte di tutti i giocatori (Total Party Kill, TPK). Ma non pensate male di Cesare: i miei fratelli hanno poi ammesso in diverse occasioni che erano loro stessi, giocando, a fare deragliare e distorcere ogni tipo di avventura. In pratica erano degli assassini saccheggiatori. Murder Hobo, direbbero in America.

Non poche volte venivo abbandonato, all’interno di un dungeon popolato di mostri spaventosi, oppure ucciso e …diciamo che non la prendevo bene. Una volta reagii e feci un triplo colpo critico (non so se effettivamente questo era previsto dal regolamento oppure era una invenzione del master, ma feci un 20 naturale tre volte di fila) riuscendo a tagliare di netto a metà il mio fratellone che tanto rideva nel avermi colpito per primo.

I primi tentativi da Dungeon Master

Voglia di provare, senza sapere come fare

Crescendo, io e Leo, ebbimo sempre la tentazione di giocare a giochi di ruolo. Ma non sapevamo come fare! Cesare faceva una cosa così semplice quanto inimitabile: dava vita a disegni e personaggi che senza aleggiavano solo su carta, rimanendo semplici schizzi di storie che non avremmo mai vissuto solo in due. Non così, alle prime armi e senza alcun manuale.

Provammo a giocare a Cyberpunk 2020, siccome giocavamo anche a quello. Ma niente: il tutto si arrestava ogni volta che finivamo di sfogliare i non corti manuali.

I giochi di ruolo, nonostante i nostri 13 anni di età circa, ci sembravano ancora un rarissimo e golosissimo ricordo irraggiungibile. Tecnologia aliena che non sapevamo maneggiare.

La primissima prova da Dungeon Master poco convinto

Passarono ancora molti anni finché mi impuntai e decisi che dovevo e volevo a tutti i costi provare ancora quelle emozioni. Farle provare ai miei amici. Sapevo che non sarebbe stato come lo ricordavo, ma ero pronto. Sapevo che tra università e impegni vari, lo sbatta di leggersi e trovarsi i manuali e spiegare le regole a tutti, novizi che manco sapevano cosa fosse un gioco di ruolo, lo avrei avuto solo io.

In questa occasione appresi che vi erano diverse versioni di D&D. Che i tempi si erano evoluti e le cose erano diventate complesse. Potevo scegliere se giocare alla prima versione oppure alla 3.5. Scelsi ancora la prima, più leggera e maneggevole, giacché mi ricordavo che i manuali erano poche pagine.

Impostai un dangeon e una sera ci lanciammo io e alcuni fedelissimi. Tra gli altri c’erano Andrea e la mia ragazza, i quali confessarono anche a distanza di mesi che gli era piaciuto molto, nonostante non ebbe più un seguito.

Come mai? Semplicemente mi sentii impedito. Un robot, incapace di narrare e di coinvolgere. Di emozionare e si trasmettere. Bloccato nonostante avessi il ricordo di come avrei dovuto fare. O meglio: di come Cesare faceva. La mia grande colpa era forse quella che non leggevo libri fantasy (e neanche ora). A quell’età leggevo manuali di scacchi prima di dormire!

Ma passò poco tempo prima di un altro affondo.

Un passaggio obbligato: Descent Viaggio nelle tenebre

La scoperta dei GDR da tavolo

Ho già fatto una recensione approfondita di Descent: viaggi nelle tenebre (seconda edizione), ma qua gli do del contesto. Dopo aver pensato a come giocare nuovamente insieme a un gioco di ruolo, scoprii che D&D era anche diponibile sottoforma di gioco da tavolo. Pensai:

Che genialata!

Prima di acquistare un gioco così impegnativo mi documenta e addirittura provammo a giocare con una versione semplificata, semi stampata. Impiegammo davvero poco per capire che il gioco era interessante.

Stavo per comprarlo, ma come sempre prima di un acquisto, mi chiesi se non vi era di meglio. Mi guardai intorno. Andai su Board Geek Games (BGG) e diedi un’occhiata alla classifica dei migliori giochi da tavolo, cercandone uno simile ma con voti migliori. E li trovai Descent seconda edizione.

Fu amore a prima vista.

Hai presente quelle scatolone colorate, grandi, con mille cose dentro che vedi nei negozi più forniti di giochi? Sono quelle cose che attirano sempre, ma che non tanti conoscono. Sono quei giochi piuttosto costosi, che spaventano per la complessità. Ecco Descent è in parte questo.

Quando una cosa è introvabile…

Recensioni, video di gameplay, espensioni, miniature da colorare. C’era tutto. Addirittura un’app per telefono che migliorava ulteriormente l’esperienza di gioco. Lo volevo.

Cercai il gioco ovunque, ma in quel tempo (circa 2 anni fa?) era eseuito ovunque. Per farti capire quanto era introvabile ti basta sapere che su eBay erano in vendita i giochi usati a 150 euro. Praticamente il doppio del prezzo nuovo (79 euro). E non poche persone, letteralmente su forum, sotto gli annunci, in domande su Amazon, chiedevano dove fosse acquistabile perché introvabile in tutta la rete.
La voglia di comprarlo a un prezzo così era tanta, soprattuto se il gioco non sarebbe mai stato più stampato nuovo. Prima di fare questa mini-follia contattai Ashmodee Italia, la responsabile della distribuzione del gioco in italiano. Tempo due giorni mi rispose direttamente il presidente dicendomi che a breve sarebbero state stampate nuove scatole e quindi di aspettare un mese. E così fu.

Scartare quel pacco, aprirlo con al mio fianco Nicole, era qualche cosa di magico. Un Natale anticipato, un ritornare bambino. La prima partita, tutti insieme, così come le successive, furono memorabili. Divertenti, accattivanti e piacevoli.

Questo per un anno. Ci aiutò a prendere confidenza con le meccaniche di gioco. Con le classi di un gioco di ruolo.

Finimmo la campagna a fatica, in un anno, poi, pensai “siamo pronti”.

Il grande passo e l’approccio a D&D

Perché abbiamo smesso di giocare a Descent

Lo confesso: come “signore oscuro” in Descent sono stato aspramente criticato perché il gioco era sbilanciato. Semplicemente gli ultimi incontri facenti parte della campagna e in generale, mi impegnavo molto per mettere i bastoni tra le ruote ai giocatori. Stimolava molto il mio lato sadico e da cattivo.

Insomma, Descent implica uno scontro tra il master e i 4 giocatori. Con l’app questo era evitato, ma al massimo comunque si poteva giocare in 4. Eravamo arrivati alla conclusione comune che alcune cose non andavano bene. Ultima cosa, ma assolutamente non da trascurare era il tempo di praparazione di ogni avventura: almeno 30 minuti, senza contare i 10 alla fine per mettere via tutti quei segnalini e carte. Questo anche se avevamo organizzato il tutto in quaderni ad anelli. E non avevamo ancora comprato una sola espansione.

Il secondo primo approccio come DM e l’ultima goccia

Come mai dico queste cose? Perché la prima volta che ci sedemmo al tavolo, tutti insieme, a giocare a D&D, la tensione era tanta perché temevo in un altro fallimento, ma la mentalità era diversa. Il mio scopo da DM non è sterminare i giocatori, ma divertirli (e divertirsi). Inoltre la preparazione è praticamente inesistente, una volta apprese le regole. Ma andiamo con ordine.

Mi avvicinai a D&D una terza volta, scuriosando in rete e trovando dei riassunti dei manuali della 5 edizione. Insomma belli e funzionali, sufficeinti per permetterci di giocare le prime partite.

La goccia che fece traboccare il vaso fu durante la vacanza nonchè Spartan Race a Taranto. Scoprimmo un negozio di libri con un bar all’interno. Lo scaffale in vetrina esponeva anche giochi di ruolo e l’occhio venne catturato dallo starter set di D&D. Rosso fiammante, con un drago, proprio come la prima edizione. Ero deciso a comprarlo perché avevo tanti dubbi. Come condurre una campagna? Cosa dico nei combattimenti? Come descrivo le città? Dopo che avevo anche scoperto che nello starter set vi era una avventura ben strutturata per far conoscere bene il mondo dei giochi di ruolo sia a personagi che al Dungeon Master, beh… non resistetti.

Era tutto magico, mi sembrava ancora Natale. Il 25 dicembre dlelo stesso anno mi regalarono i manuali del master e dei mostri. Due opere d’arte. Da quel momento si faceva sul serio. Passai le vacanze a sfogliare quei libri, chiedendo consigli ad altri miei compagni di corso i quali giocavano da tanti anni.

La prima volta non si scorda mai si dice. E così fu. Usammo l’avventura fornita nello starter set. Un mago, un druido e un monaco. Il mago morì quasi subito, il moaco era incolpibile. Il resto è storia. No a parte gli scherzi la cosa funzionò così tanto che ci contrammo successivamente per altre settimane, poi mesi e ora anni.

In conclusione

Nuovi amici significa più esperienza per tutti

In questo breve anno avrei voluto giocare di più, lo dico subito. Ma si sa: trovarsi tutti insieme è sempre difficile. Ecco come ho fatto quindi: parlare bene del gioco, non in maniera invadente, e lasciare che le persone si cimentino in una partitina veloce di prova.

Alcuni si sono divertiti, ma poi non sono più tornati, altri sono diventati inserparabili Personaggi Giocanti (PG) del party, sempre presenti e divertiti. Il gioco probabilmente si adattava bene alla loro personalità o semplicemente gli stavamo simpatici.

Alcune volte invece saranno i giocatori a venire a cercarti. Era forse la terza volta che giocavamo, quando al party di 3 persone si unirono quasi inaspettatametne ben altre 4 persone. Forse non è comprensibile da chi non ha mai fatto il Dungeon Master, e sicuramente io ero piuttosto teso, ma credi a me che quella è stata una grande sfida.
Avevo del preavviso, ma con gli impegni vari non avevo preparato proprio per nulla la partita (lo confesso: non lo faccio mai). Eppure gestire 7 PG fu più facile del previsto giacché passarono gran parte della serata a rubarsi le refurtive e a descrivere modi per vendicarsi quanto più stupidi e demenziali possibili!

Tirerai anche tu il D20?

Scrivendo questa frase non ho potuto fare a meno di pensare alla scena del celeberrimo film “Jiumanji“, quello “originale”, non quello con The Rock, in cui Robbie Williams ingannava un giocatore a tirare i dadi facendo finta di farseli passare. Citando le parole di questa clip video:

[…] And now we’re gonna sit down and finish it. and guess what? Your tour.

Accetti la sfida di diventare un giovane Dungeon Master? Oppure se sei un DM skillato, che consgli mi daresti?

Ranieri
Ranierihttps://www.ranierisdesk.com/
Mi chiamo Ranieri Domenico Cornaggia, sono laureato in medicina e mi piace la tecnologia, il fitness e gli scacchi. Amo gli animali e le sfide!
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